Miozzi precursore di idee, di grandissima attualità

Il Ponte della Littorio, conosciuto ora come Ponte della Libertà, è il ponte stradale e ferroviario di circa quattro chilometri (3 850 m circa) che collega il centro storico di Venezia con la terraferma. Esso costituisce l’unica via d’accesso per il traffico veicolare a Piazzale Roma e all’Isola del Tronchetto e per il traffico ferroviario alla Stazione di Venezia Santa Lucia. Già dal 1846, quando Venezia era inclusa nel Regno Lombardo-Veneto, allora appartenente all’Impero Asburgico, esisteva una linea ferroviaria che collegava la città all’entroterra veneto. Il grandioso ponte sulla laguna veneta venne inaugurato il giorno 11 gennaio 1846 e aperto al pubblico il giorno 14 successivo. L’ingegnere Noale ha diretto i lavori del ponte. L’ingegnere Bermani quelli dell’armamento. Per l’esecuzione dei lavori il Petich fu assistito dall’amicizia dell’ingegnere Pietro Modulo, parente del celebre giurista di Padova, Antonio Modulo, autore, assieme a Gio. Batta Cavalini, del famoso Notarelon, primo inventario alfabetico analitico degli atti civili esistenti in città. Al tempo della sua costruzione era il ponte più lungo del mondo. Nel 1931, Eugenio Miozzi ingegniere, fu trasferito a Venezia quale vincitore del Concorso Pubblico per Titoli di Ingegnere della Direzione Lavori e Servizi Pubblici del Comune: divenne, in tal ruolo, l’indiscusso regista della grande trasformazione novecentesca della città destinata a stravolgere equilibri secolari. Esercitò il ruolo di tecnico comunale per oltre vent’anni, in momenti non facili della storia nazionale, che lo portò ad essere considerato l’ultimo grande “costruttore veneziano”, ma subire, al tempo stesso, una temporanea sospensione dal servizio nell’immediato dopoguerra per esserne poi riammesso poco dopo a pieno titolo e collocato definitivamente a riposo, per limiti di età, il 31 dicembre 1954. Attuando una rivoluzione urbanistica di importanza paragonabile, se non superiore, a quella esercitata dal governo austriaco a metà ottocento collegò definitivamente Venezia alla terraferma con la creazione del ponte automobilistico ribadendo la nuova direttrice di sviluppo della parte occidentale della città divenuta, poi, a tutti i livelli, l’area definitiva di accesso al centro storico lagunare. L’ingeniere riprese riprese il progetto dell’ingegner Vittorio Umberto Fantucci, affiancando al tratto ferroviario quello stradale, con ovvie e opportune modifiche e rimaneggiamenti. I lavori rientravano in un grande e ambizioso progetto, redatto interamente dal Miozzi, che andava sotto il nome di “Opere di congiungimento di Venezia alla terraferma”. Inaugurato il 25 aprile 1933 con il nome di ponte Littorio dai principi di Piemonte Umberto e Maria José in presenza di Benito Mussolini, che il giorno dell’inaugurazione percorsero il ponte in macchina, sostarono e attraversarono a piedi il Piazzale Roma per poi, a bordo di un motoscafo, passando per il Rio Nuovo giungere sino a San Marco. Al termine della seconda guerra mondiale, nel 1945 fu ribattezzato con l’odierno nome in ricordo della liberazione dal nazi-fascismo. Le riserve con le quali la sua opera venne spesso valutata furono il sintomo più evidente del disagio conseguente al grande processo di riqualificazione urbana realizzato dal fascismo, che spesso si accanirono sulla sua figura di tecnico comunale come chi, più di chiunque altro, aveva promosso un traumatico rinnovamento scuotendo Venezia dall’immobilismo. Il ponte ferroviario, originariamente a due binari, venne ampliato negli anni settanta del XX secolo per accogliere quattro binari. I due binari nuovi furono attivati il 20 novembre 1978, ma subito dopo vennero chiusi quelli vecchi per risanare la struttura; l’esercizio su tutti i quattro binari iniziò nel 1984. L’opera che quindi legò definitivamente il nome dell’ingegner Miozzi al futuro di Venezia fu la creazione del Ponte della Libertà, allora detto “Ponte del Littorio” che collegava Venezia alla terraferma via gomma, con, in contemporanea, la creazione del Piazzale Roma, l’escavo del Rio Nuovo con la costruzione dei suoi relativi ponti , e la realizzazione del Garage Comunale. Dal punto di vista dell’odierna rete stradale italiana, il ponte rientra nel tratto finale della strada statale 11 Padana Superiore ed è gestito da Veneto Strade. È costituito da due corsie per senso di marcia affiancate da due larghi marciapiedi con funzione anche di pista ciclabile; l’ultimo tratto dalla parte di Venezia presenta un solo marciapiede (manca quello del lato ferrovia) in quanto la carreggiata in direzione Venezia diventa a tre corsie, con una corsia riservata al trasporto pubblico. La sede stradale ospita inoltre i binari della linea tranviaria che collegherà Venezia al centro di Mestre. Il periodo comunale del Miozzi , negli anni trenta, coincise con l’epopea fascista caratterizzata da un monumentalismo di regime e dalla logica di sventramento del “piccone risanatore”, che impresse in breve tempo alla città una svolta modernista. Miozzi, ne fu l’abile mediatore, sempre, però, rispettoso della singolarità veneziana; progettò ed effettuò la sostituzione dei due ponti in ferro sul Canal Grande, con il ponte dell’Accademia in legno provvisorio (inaugurato il 19 febbraio 1933) e il Ponte degli Scalzi in pietra (inaugurato il 28 ottobre 1934). Erede della cultura eclettica degli ingegneri ottocenteschi si dedicò a problematiche di largo respiro che spaziavano dalla progettazione edilizia a quella infrastrutturale con un’intuizione quasi preveggente delle problematiche future della città. Infatti, nel 1939, alla vigilia dello scoppio della guerra, Miozzi curò “il Progetto di massima per il piano di risanamento di Venezia insulare” destinato a rappresentare un’importante fase nella storia della pianificazione urbanistica veneziana. Consisteva in provvedimenti di salvaguardia indispensabili per il risanamento della città e partendo dalle premesse del piano del 1891, valutava la situazione abitativa, evidenziava le aree costruibili, comprendeva provvedimenti in materia idraulica e di defluibilità delle acque. Lasciata l’attività pubblica Miozzi si dedicò ad un’intensa attività privata che lo portò a continuare la sua opera di costruttore, a occuparsi della creazione di numerosi impianti idroelettrici in alto Cadore e allo studio delle problematiche lagunari legate alle acque alte lavorando con il figlio ing. Giuseppe Miozzi e il genero ing. Mario Croff. Negli ultimi anni di incessabile attività, sino alla morte avvenuta il 10 aprile 1979, si dedicò ai problemi di salvaguardia di Venezia dalle acque alte studiando i fenomeni di subsidenza e eustatismo. Ha lasciato una miriade di scritti e l’opera omnia sulla storia di Venezia:“Venezia nei secoli”. La sua lucidità nel cogliere e prevedere, in tempi non ancora maturi, con grande razionalità e lungimiranza le problematiche future di Venezia , fanno di lui il precursore di idee di grandissima attualità. La sua versatilità e poliedricità non furono mai interamente comprese, avendo essenzialmente operato per Venezia soprattutto in un’epoca di successiva rimozione storica collettiva. Per tal motivo, la sua opera è stata spesso sminuita, fastidiosamente denigrata, com’ebbi modo di riscontrare al tempo della stesura della mia tesi di laurea, con la quale, per la prima volta, veniva affrontata la sua discussa figura, grazie soprattutto alla collaborazione della sua famiglia. Solo ora, nel terzo millennio, dopo tanto tempo, si comincia a rivalutare il lavoro di questo valentissimo ingegnere liberandolo dai retaggi culturali dell’epoca in cui operò e rileggendo la sua testimonianza in maniera oggettiva.


 

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Il ponte nei primi anni di utilizzo


 

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Ponte del Littorio negli anni trenta


 

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Ponte della libertà oggi


 

Per eventuali approfondimenti consultare i seguenti siti:

http://www.artefascista.it/venezia__fascismo__archite.htm

Venezia 1931. Costruzione del ponte della libertà. – YouTube

http://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Miozzi

http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1

http://www.turismovenezia.it/

http://www.unesco.it/cni/